martedì 8 marzo 2011

Classi 2.0 : La scoperta di un piano della realtà

Dragando il web, consultando tanti resoconti della sperimentazione 2.0 ma anche chiacchierando con i colleghi alla ricerca di "istruzioni per l'uso", si avverte come questa azione appaia spesso impigliata , per non dire impegnata, in una didattica del virtuale priva di un preciso orizzonte.In realtà il concetto di spazio 2.0 può apparire vago e imprecisato ma solo perché, come nel West dell’America di metà ottocento, una moltitudine di uomini ne ridefinisce quotidianamente i confini, gli ambiti, l’identità.Oggi :
Un giovanotto con le sue performance (canore, recitative ecc) pubblicate su You tube, diviene un protagonista del mondo dello spettacolo bypassando la, tradizionalmente, lunga gavetta artistica grazie alla circolazione dei suoi prodotti promossa da milioni di utenti della rete
Una ditta ritira dal mercato precipitosamente un prodotto seppellita dalle recensioni (e videorecensioni) negative immesse in rete dalla comunità dei clienti , quelle comunità che prima di procedere all’acquisto di un prodotto ( dal rimmel al fuoristrada)lo vivisezionano a partire dal rapporto fra specifiche dichiarate e prestazioni riscontrate.
Un dittatore rovina perché nonostante il ferreo controllo esercitato sui mass media accade che nello spazio 2.0, attraverso blog, forum , social network ,la protesta prende forma, si organizza , si coordina, si alimenta in maniera incontrollabile e inarrestabile.
Il regime che domina la più grande nazione della terra chiude lo spazio 2.0 perché , come accadde al clan dei Tokugawa nel Giappone del XVIII secolo, solo l’asserragliamento in uno spazio chiuso e controllato, solo l’alienazione della comunicazione, può garantirgli la sopravvivenza.
Gli esempi potrebbero continuare, in fondo ci siamo limitati alla sola sfea del divenire storico intersoggettivo tralasciando stili di vita e quant'altro , ma è quanto basta per affermare che la dimensione 2.0 è uno dei piani dell’esistenza contemporanea : in essa caoticamente, come in qualsiasi altro piano della vita, si acquisisce conoscenza, si maturano passioni , si consumano delitti o atti di profonda umanità e giustizia. Il suo punto di forza, l’immediatezza e la simultaneità possono esitare tutto il bene della partecipazione e tutto il male della paranoia ossessiva del tempo reale , l’utopia dell’informazione democratica e permanente o il collasso dei sistemi culturali travolti da un’inflazione di informazioni incontrollate e non gerarchizzate. Compito di un educatore sarà al tempo stesso sfruttarne le potenzialità e formare la sua coscienza critica.
Il quindicenne medio non ha contezza dello spazio 2.0 , perché, semplicemente, ci vive:interagisce con i coetanei attraverso i social network, scambia via internet i prodotti della cultura di massa, ricorre ai wiki per ottenere informazioni, discute delle sue passioni sui forum tematici ecc. Se non ha una connessione domestica cercherà sempre di sfruttare le opportunità di collegarsi che gli capitano, altrimenti lo vedremo intento a cercare di supplire attraverso i servizi disponibili sui telefonini al digital divide che lo emargina. Prima ancora che sia lo spazio 2.0 ad occupare la scuola deve essere la scuola, dobbiamo essere noi, a definire la nostra identità e il nostro ruolo su questo piano della realtà

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